La metafora dell’albero mozzo, simbolo di un’umanità che si è volontariamente depauperata della parte migliore di sé, e che attraversa tutto il romanzo, ritornando nei momenti più cruciali come una sorta di ossessivo leit motiv, si lega ad una trama dove l’elemento noir, nelle sue implicazioni talvolta inquietanti e cupe, accompagna il continuo indagare su di sé dei protagonisti, le loro angosciate domande sui perché della vita, il loro ossessivo chiedersi “Chi sono?”, “Perché sono così?”, “Cos’è la mia vita?”.